Abilitazioni o specializzazioni all’estero, inversione di tendenza del ministero
In base a quanto stabilito dall’OM 112 del 2022 i docenti che finora avevano conseguito un titolo di abilitazione o specializzazione all’estero potevano inserirsi in prima fascia delle GPS solo con riserva, e fino a quando non ottenevano il riconoscimento da parte del Miur del titolo, non potevano vedersi assegnare una supplenza sulla base dei certificati esteri.
Ma in questi giorni il MIM ha informato le organizzazioni sindacali che sarebbe imminente un’ordinanza con cui sarà consentito anche a chi è in attesa di un riconoscimento di un titolo estero, a prescindere o meno dalla validità di quest’ultimo, di ottenere incarichi di supplenza. Per confermare questo cambiamento è necessario aspettare la pubblicazione dell’ordinanza in questione.
Questa notizia ha suscitato ovviamente la reazione dei docenti specializzati in sostegno in Italia, che sottolineano come il percorso del TFA italiano preveda ben tre prove selettive, 150 ore di tirocinio diretto e 75 di tirocinio indiretto, tesi ed esame finale, condizioni non previste per conseguire il titolo all’estero.
I procedimenti di valutazione dei titoli conseguiti all’estero hanno visto finora un’ingiustificabile lentezza da parte del Ministero nella definizione dei protocolli di riconoscimento; si sarebbe dovuto innanzitutto procedere subito alla verifica delle domande di riconoscimento così da eliminare titoli eventualmente non validi e ragionare piuttosto sulla distribuzione dei posti disponibili nei vari Atenei italiani e sui criteri di selezione, di modo da rendere meno arduo l’accesso al TFA sostegno dei docenti aspiranti. Ribaltando invece l’impostazione tenuta finora e consentendo a chi non detiene un riconoscimento formale del titolo di accedere alle supplenze, si creano tensioni tra precari ed un’eventuale ricaduta anche sulle operazioni finalizzate all’immissione in ruolo da I fascia GPS.