Stipendi dei prof ancora bassi secondo l’ultimo rapporto dell’OCSE
Le retribuzioni degli insegnanti in Italia partono da livelli inferiori rispetto alla media europea, e tali rimangono anche a fine carriera; inoltre le loro paghe sono inferiori di quasi un terzo in confronto agli altri lavoratori laureati, – questo è quanto afferma l’Ocse nel suo ultimo rapporto “Education at a Glance 2022”.
La situazione è nota da tempo ai sindacali, che chiedono da mesi, in occasione del previsto rinnovo contrattuale, un’equiparazione – a parità di titolo di studio – dei livelli stipendiali tra la scuola e le funzioni centrali della PA.
Gli stipendi degli insegnanti italiani, prosegue il rapporto dell’Ocse, sono poco dinamici, tali da rendere l’insegnamento una professione poco attraente per i giovani. Si specifica di seguito che le retribuzioni nei paesi Ocse vanno in media dai 42.00 dollari a livello di pre-primaria, fino ad arrivare ai 53.000-55.000 dollari delle superiori, mentre in Italia si collocano rispettivamente a 40.000 e 42.000 dollari. Il gap stipendiale è destinato a crescere, perché dal 2015 al 2021 lo stipendio medio Ocse di un insegnante è aumentato del 6%, laddove in Italia è cresciuto solo dell’1%.
Con le tre precedenti manovre sono stati messi sul piatto circa due miliardi di euro per la contrattazione collettiva, che garantirebbero un aumento di 90 euro lordi per l’intera categoria. Per uscire dall’impasse delle trattative con l’ARAN, il ministro uscente Bianchi ha deciso di aggiungere alle risorse altri 300 milioni previsti dall’ultima manovra per la valorizzazione dei docenti.
Grazie a questi fondi l’asticella degli aumenti dovrebbe attestarsi sui 100 euro lordi. Ma un’altra spinta agli aumenti retributivi potrà arrivare dall’operazione del taglio al cuneo fiscale, che in busta paga potrebbe significare 25/30 euro in più al mese.
La nuova maggioranza ha detto di voler confermare l’intervento, e iniziare a tagliare strutturalmente il cuneo.